Anum Farooq

L’artista che esplora le Scienze attraverso l’Arte

Buongiorno Anum, è un vero piacere conoscerti anche se, per ora, solo virtualmente. Ti ringraziamo davvero per aver voluto condividere il tuo mondo e la tua visione artistica con Art On Gallery. Puoi raccontare ai nostri lettori qualcosa su di te? Da dove vieni e qual’è il tuo background?

Vi ringrazio e ricambio. E’ un onore per me tenere questa conversazione. Sono cresciuta a nord di Londra e ho studiato in una scuola con una storia lunga un centinaio d’anni. Ricordo ancora il sentiero di ciottoli che portava alla Enfield County School, a primavera circondato da giunchiglie. 

Ho studiato Biochimica e Management all’Imperial College di Londra; ho seguito un corso di Storia dell’Arte all’University College londinese. Sono membro del Royal College of Science grazie al mio periodo all’Imperial. Ho inoltre completato il mio PGCE e ottenuto il QTS (Qualified Teacher Status) al Department of Education in Inghilterra.

Sei membro del Royal College of Science a Londra ma anche un’educatrice, tutor e consulente a livello internazionale. In che modo la tua pratica artistica dialoga con la vita di tutti i giorni?

Durante la mia pratica professionale come educatrice e tutor, il processo di osservazione non si ferma mai. Ad esempio, può essere l’attenzione che pongo verso la gestione del comportamento altrui o un atto di gentilezza osservato durante un lavoro in team. Tutto ciò diventa stimolo cosciente da indagare nella mia arte, proprio attraverso i suoi collegamenti con l’umanità. 

In concreto, la mia pratica artistica viene alla luce di sera quando gli allievi dormono e non corrono tra i miei tubetti di colore! Ho allestito un’area come una sorta di piccolo studio per assicurarmi la concentrazione nella pratica artistica. Questo aspetto è interessante per tutte quelle donne che sono artiste, lavoratrici ma anche madri: è di certo una pratica difficile, ma con il duro lavoro e la disciplina si riescono a intessere veri e propri miracoli nella propria realtà di vita e di arte!

Il tuo interesse nell’esplorazione del rapporto tra Scienza e Arte è un tratto distintivo che caratterizza tutta la tua produzione. Come questo aspetto ti aiuta a concepire nuovi lavori nel concreto?

Il mio interesse nell’esplorare la relazione tra Scienza e Arte proviene dal mio background in Biochimica, così come l’utilizzo di un approccio pedagogico nel combinare queste discipline attraverso percorsi interdisciplinari. Nell’approcciarmi all’arte, uso tutti gli stadi dell’osservazione e sperimentazione che caratterizzano il metodo scientifico: ad esempio osservo la natura circostante, sia che si tratti della forma di una foglia, dell’andamento delle onde e delle rocce, dei colori scaturiti dalla formazione delle nuvole o dalla forma e consistenza dei rami degli alberi e così via. Successivamente inizio a sperimentare, nel momento in cui devo sintetizzare questi temi nella pittura astratta o quando fotografo la biologia della vita creando collegamenti con impressioni ed emozioni umane.

Il mio dipinto “Certainty” (2011) è incentrato su modelli naturali: la luce che sovrasta il buio, la pioggia che dalle nuvole giunge per purificare, nutrire e sanare la Terra. Gli alberelli delicati che fioriscono con il passare del tempo e le sottili goccioline d’acqua che danno vita a radici forti – simbolo della giustizia della natura. Questi soggetti sono direttamente connessi al “nostro percorso di vita” con tutte le sue sfide e i miracoli, insieme alla certezza che il destino e la verità trionferanno.

Certainty

Nel guardare al futuro, intendo rafforzare ulteriormente i legami tra Arte e Scienza, esplorando i temi del vento e dell’energia cinetica nel mondo naturale e le loro connessioni alle emozioni umane. Un esempio: come ci fa sentire la brezza del mare?

Queste esplorazioni spero possano influire anche sulla sfera accademica affinché si riescano ad espandere i legami interdisciplinari tra Arte e Scienza promuovendo un’esperienza di apprendimento “olistico”. 

Nella tua pratica artistica “la natura fa da padrone”. Oltre ad essa, da dove arriva l’ispirazione?

La mia arte ha forti legami con la natura, la fede, le prospettive più intime, l’umanità e rimane comunque profondamente influenzata dal mondo naturale. Nella fotografia “Zephyr Nostalgia” esploro il significato del suono e del colore. Uno dei miei suoni preferiti è sentire le risate nel vento. Tutto ciò rievoca un ricordo lontano quando correvo con e contro il vento, da bambina, con le mani tese e scoppiando a ridere di semplice gioia. I colori si fondono in una “nostalgia di brezza” come se il vento li portasse con sé, mentre le tinte si mescolano e vengono attirate dai suoni stessi della vita. 

Zephyr Nostalgia

A tuo parere, qual’è la differenza tra pittura e fotografia in termini di espressione personale?

Ultimamente, credo che dipenda dal singolo artista e come riesce a utilizzare mezzi diversi.

In generale, credo che la pittura mi dia un po’ più di libertà espressiva; ci sono state volte nelle quali ci ho messo mesi a terminare un dipinto e comunque ora risulta ancora incompleto. Alcuni dei miei dipinti di dieci anni fa sono ancora incompiuti e possono essere ripresi in mano. Poi, ci sono volte in cui inizio una tela con alcuni colori, toni e pennellate per poi cambiare il tutto in itinere, perfino il medium utilizzato. Potrei iniziare con l’acrilico e il gouache per poi finire con l’olio. Credo che sia per il fatto di essere un’autodidatta, forse è la mia “ignoranza” a rendermi maggiormente libera.

In fotografia, penso che ci sia meno “spazio di manovra” una volta che l’originale è completo. Una volta scattata, la fotografia cattura un particolare momento nel tempo, proprio perché è espressione di sé stessa. Non può essere cambiata, a meno che non venga scattata una nuova fotografia o che venga alterata digitalmente, quindi credo che la fotografia sia una forma espressiva forse più “regolamentata” e rigida rispetto alla pittura.

Nei tuoi scritti e nella poesia emerge un’attenzione delicata per la spiritualità e l’umanità. Questo approccio filosofico come si è sviluppato nella tua vita come donna e come artista?

Come una donna che ha perso il padre da ragazzina e che non ha avuto fratelli o sorelle e la cui madre soffriva di schizofrenia. Ho affrontato sfide incredibili nella vita e anche da piccola avevo l’abitudine di utilizzare l’arte come forma espressiva e di auto-rassicurazione. Ho iniziato scrivendo poesie all’età di 12 anni esplorando le mie curiosità e osservando il mondo circostante. Quando devo affrontare delle difficoltà nella vita, vado in montagna o mi arrampico sugli alberi in un parco per poi osservare l’orizzonte. Mi circondo di natura e penso che se il Creatore ha dato vita a questa bellezza e sa’ mantenerla così, beh io, come una minuscola parte di essa, verrò anch’io tenuta da conto. Ciò calma le mie paure.

Sono anche una viaggiatrice instancabile. Come artista, amo assorbire dalle culture e dai luoghi che sono stata così fortunata a visitare. Per esempio, circa nel 2014, trascorsi un periodo a Greve in Chianti: fu un’esperienza meravigliosa vivere immersa nella natura. Da là, ho visitato gli Uffizi che, per un’autodidatta come me, furono incredibili per il solo fatto di ammirare dal vivo opere d’arte di personaggi come Leonardo da Vinci e Michelangelo. Visitai poi Firenze e Siena e ottenni immensa ispirazione dalla bellissima architettura, dalle persone, dall’arte, dal cibo e da quella cultura magnetica.   

Nel dipinto “Sanctuary” approfondisco il concetto della ricerca di un santuario che lenisca, per diventare un tutt’uno, rispondere alla propria personale “chiamata”. Salvando noi stessi, prendiamo coraggio per salvare anche gli altri. Questo dipinto è incentrato sulla guarigione olistica: i colori caldi e familiari sono un richiamo dell’anima verso una rassicurazione calma e gentile. I toni senesi di fondo rievocano un tempo di quieta scoperta per mezzo della natura e del colore. Nell’esplorare il mondo attorno a noi, nel trovare un “santuario”, nel guardarsi dentro per completare se stessi…è lì che iniziamo il viaggio per guarire il mondo circostante. 

Sanctuary

Parliamo del tuo interesse nel promuovere le differenze culturali e le interconnessioni umane. Puoi dirci qualcosa di più sulla tua partecipazione al “Urban Dialogues Festival Exhibition” a Londra?

Urban Dialogues Festival Exhibition si è svolto a Londra nella Red Gallery in parallelo a “Shared Roots in Faith”. Una mostra collettiva nella quale il mio lavoro è stato influenzato dall’impegno interreligioso in vari progetti con queste organizzazioni. Tutto ciò spaziava dal condurre interviste ad anziani di fede islamica, ebrea e cristiana a Londra al trasformare i loro racconti orali in arte per una mostra a rotazione sul tema dell’armonia interreligiosa che si teneva alla Tower Hamlets Library, in una cattedrale londinese e alla Red Gallery: un’esplorazione dell’eredità condivisa tra le religioni abramitiche per comprendere e celebrare le diverse fedi e culture.

Bridge of Faith

La pandemia da Covid-19 e i numerosi lockdown che si sono susseguiti hanno cambiato il tuo modo di approcciare l’arte?

Sì, decisamente. Mi ha permesso maggiore introspezione e la possibilità di riflettere sulla profondità del legame tra i vari temi. Per esempio, l’opera “Roots of Courage” (2021) viene influenzata direttamente dal concetto di interconnessione che si percepisce tra le radici degli alberi.  Essa viene ulteriormente sperimentata nei suoi legami con l’umano, come trovare il coraggio per raggiungere i propri sogni malgrado la turbolenza del tempo e degli eventi, proprio come le radici rimangono ancorate al terreno. Il fatto che ci sia diversità nel genere umano, anche se le nostre radici sono interconnesse. Che malgrado i tempi cambino, possiamo prepararci con coraggio e integrità a un orizzonte ancora più brillante di speranze e sogni.

Il Covid-19 ha anche consentito nuove opportunità come l’attenzione alle mostre digitali, nonché l’abbattimento dei confini fisici e la creazione di un’arte veramente globale proprio attraverso la tecnologia.

Roots of Courage

A quali iniziative dobbiamo aspettarci di assistere nei prossimi anni? Consideri il tema della “sostenibilità culturale” come una chiave contemporanea per sperimentare nel campo dell’arte?

A livello personale mi concentrerò sull’approfondimento ulteriore dei legami tra la Scienza e le Arti, parallelamente mi sto preparando per un’imminente mostra online dal titolo “Trees and Reflections”.

Inoltre sto collaborando e curando per la prima volta una call internazionale intitolata “Compassionate Women: Kindness in Action” che vuole promuovere dei talk culturali sul tema della gentilezza creando un impatto significativo sulle vite delle donne a livello globale. Tale progetto culminerà con una mostra internazionale.

Credo proprio che la “sostenibilità culturale” affonderà sempre più le proprie radici nel campo dell’arte. E’ qualcosa che credo sia già in atto con la celebrazione e la conservazione delle culture indigene e della loro eredità attraverso l’arte, ma anche cercando di creare un dialogo con le generazioni future di artisti. La sperimentazione nell’arte continuerà così come è stato finora. Vedremo ulteriori innovative (e provocatorie) opere d’arte venire alla ribalta.  

Credo anche che ci sarà un importante spostamento verso le connessioni interne tra arte e ambiente, in special modo alla luce delle questioni climatiche contemporanee, dove credo che l’arte potrà essere utilizzata sia come strumento divulgativo sia come agente di cambiamento per proteggere e conservare il nostro pianeta.

Hope
Anum al lavoro

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