Gradiva, sogno e realtà

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Nel romanzo “Gradiva. Una fantasia pompeiana” Wilhelm Jensen narra la storia della passione dell’archeologo Norbert Hanold per un bassorilievo marmoreo, ammirato nei Musei Vaticani a Roma. Nella fanciulla che incede leggiadra, dotata di “una grazia naturale, semplice, virginea”, egli riconosce le fattezze di una “domina” pompeiana, e le attribuisce l’appellativo di Gradiva, “colei che avanza”.
Gradiva si impadronisce della mente e dei sogni di Hanold a tal punto che egli decide di mettersi in viaggio per Pompei alla ricerca della donna tra le rovine della città vesuviana. La incontrerà sotto il sole abbagliante dell’estate campana, ma la realtà di quella giovane fatta di carne e non di marmo e che gli risponde in tedesco aiuterà l’archeologo ad uscire dal proprio delirio. La Gradiva, vista fra le pietre pompeiane, è infatti Zoe Bertgang, sua vicina di casa, con la quale aveva giocato nell’infanzia. La conclusione banale e ironica del romanzo con la reciproca dichiarazione d’amore della coppia, nulla toglie alla suggestione che avvince il lettore nel seguire l’intricato dipanarsi dell’ossessione di Norbert.

Trasferite sulla lastra di vetro, le immagini fotografiche della coppia di presenze femminili vivono l’una della vita dell’altra, come nel complicato delirio dell’archeologo.
Nel racconto visionario che Antonia Trevisan ci narra, marmo e carne, Gradiva e Zoe, si compenetrano in un suggestivo dialogo di forme in movimento; il passato del bassorilievo antico assume le fattezze di una giovane di oggi; sogno e realtà si sovrappongono, come due esistenze parallele, illusorie, entrambe possibili.
Trasposizione a getto d’inchiostro su lastra di vetro o plexiglass
150×65 cm – Larghezza base 40 cm

Disponibile

Categoria: Arte visiva Artista: Antonia Trevisan