Betty Zola

Betty Zola nasce a Biella nell’aprile del ’71. Finite le scuole dell’obbligo inizia a lavorare e il primo posto di lavoro è una fabbrica dove venivano divise le stoffe, in zona c’erano molte fabbriche per il confezionamento di vestiti. Il contatto con la “materia” dunque, sin da subito, ha generato in lei un forte senso di attrazione. Ma è nel 2000 con l’acquisto di un libro di arte e tecnica della cartapesta che si accende la scintilla.

La carta per la giovane è stata una vera e propria rivelazione. Nel corso del tempo, senza rendersene conto, si ritrova in casa una collezione sterminata: carte da pacchi, da ufficio, carte carbone, carte usate e nuove, il punto di svolta che porta la giovane creativa alla sperimentazione. “Collezionavo ogni tipo di carta, ma non avevo idea di cosa farne. Semplicemente la collezionavo. Della carta mi piace tutto: l’odore è la cosa che più adoro, ma è anche forte il piacere tattile e visivo. Andavo a cercarla nei mercatini dell’antiquariato”. La scelta non si limita quindi all’effetto estetico ma va ben oltre; il senso tattile – vellutato, ruvido, serico – combinato al profumo del vissuto impregnato tra le fibre, creano un seducente gioco di sensi, capace di proiettare l’osservatore in scorci di mondi onirici. Da anni Zola lavora la carta trattandola con tecniche diverse mentre l’uso di svariati tipi di colle ne rendono la superficie differentemente ricettiva. Nel corso della sua febbricitante sperimentazione ha accostato alla carta anche ferro arrugginito, vecchi legni, stoffe e altri materiali.

L’artista, immersa nella magia antica delle natie colline biellesi, raccoglie nella sua dimora-studio oggetti trovati, alla morte dei quali non si rassegna. Con la carta, materiale prediletto, con garze o seta, con catene o fili contorti di ferro, con legni scheggiati, con i relitti del tempo, costruisce teatrini, scenografie in scatola, messa in scena delle sue visioni e piccoli libri come manoscritti ritrovati. 

Accedere al suo spazio incantato è come entrare in un microcosmo, una sorta di ritorno al fantastico mondo di quando si è bambini dove… tutto è possibile.