Anaïs La Macre

Cresciuta nella banlieue di Parigi – fulcro di movimenti operai e fucina di manifestazioni e sommosse – dove i giovani si sentono attratti da forti ideologie, sente presto l’esigenza di “ricordare” ciò che le capita accanto.

A sette anni chiede in regalo una piccola macchina fotografica, una Halina Paulette che diventerà l’estensione del suo braccio destro, la migliore amica chiamata affettuosamente la mia Paulette. “Unesistenza con poco da raccontare” risponde a chi le chiede della sua giovinezza, i consueti problemi adolescenziali, una gran voglia di scoprire ma nessun franco in tasca e una visione del mondo non condivisibile, luogo in cui i manichini dei centri commerciali la notte prendono vita…

Con les banlieues davanti agli occhi e una predisposizione per tutto ciò che non è ordinato, si dedica a una premurosa ricerca dei luoghi-non-luoghi, delle terre di mezzo, dove spuntano, tra decadenza e immondizie, fragili fili d’erba.

“Se vedete un’anima in pena che si aggira in luoghi poco (o male) frequentati, sono sicuramente io” dice di se stessa.

Lontana dai meccanismi tipici del mercato, dalla pubblicità e dai social media, ricorda quella generazione di artisti che ancora proponevano le loro creazioni porte à porte con l’inconsapevole speranza di imbattersi in un mecenate. Vive tra la Francia e l’Italia, paese quest’ultimo che la motiva quando “l’ispirazione è assonnata”.

Collezione CORPI ESTRANEI

Collezione VENEZIA A MODO MIO